Siena nel Rinascimento
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Se il XIV sec. per Siena rappresenta il periodo di massimo splendore in ambito politico, economico, sociale e artistico, il secolo successivo segna il declino della città, il cui destino sembra irrimediabilmente proiettato verso la crisi finale.
La struttura di governo continua a mutare frequentemente, dopo la fine dell’oligarchia dei Nove subentra quella dei Monti. Nel 1403 accusati di un tentativo di colpo di Stato, furono cacciati dal governo i membri del monte dei Dodici e si dette il via a un governo dei Monti popolari residui (definito “tripartito”), che assicurò alla città una stabilità fino al 1480.
Siena nel rinascimento era una piccola città di circa 15.000 abitanti, un elemento di questi anni che la caratterizza, è il forte impegno da parte della comunità alla vita pubblica: curare l’aspetto amministrativo della città, i problemi legati alle cariche comunali, agli scontri politici, avevano la priorità su ogni altra cosa, e questo spiega perché molte delle opere d’arte del periodo vennero commissionate dalla città e non dalle famiglie dei nobili (perché troppo occupati a svolgere il ruolo di podestà).
L’Opera del Duomo divenne allora una sorta di sovrintendenza dei beni artistici e architettonici, che si occupò del Palazzo della Mercanzia e della Cappella di Piazza.
La grande partecipazione dei senesi nelle cariche pubbliche, creò non pochi problemi considerando che tutti volevano avere voce in capitolo, causando spesso incertezze e conflittualità, ma di questa situazione seppe approfittarne Pandolfo Petrucci.
Un uomo estremamente intelligente, e al tempo stesso molto astuto, divenne per Siena una specie di “signore della città”, senza per questo sopprimere le tradizionali istituzioni governative. Per una ventina di anni (a partire dalla fine del Quattrocento) seppe dare a Siena una dimensione più “signorile”, lui stesso si fece costruire un lussuoso palazzo, al quale dette il nome di Palazzo del Magnifico, ma la sua morte sopraggiunta quando era ancora molto giovane, determina un nuovo periodo di grande instabilità politica.
Siena dilaniata da una grave crisi politica interna, entra sempre più nel mirino delle grandi potenze europee (Francia e Spagna). Nel 1553 le truppe mediceo-imperiali invasero il territorio, nel ‘54 quando ormai la popolazione conta meno di diecimila abitanti, ci fu l’assedio finale che determinò la fine della Repubblica. Passata sotto il dominio di Cosimo De Medici nel 1557 (il quale entrò in città festeggiato a Palazzo Pubblico con una commedia degli Intronauti che venne rappresentata nella sala dei Consigli divenuta da allora un teatro), segue le vicende del Granducato di Toscana (prima con i Medici poi con i Lorena).
Sul piano costituzionale, Siena non fu inclusa nello stato fiorentino, ma costituì uno “Stato Nuovo”, venne mantenuto l’ultimo Statuto della repubblica (quello del 1544-45), che rimase in vigore fino alle riforme di Pietro Leopoldo nella seconda metà del Settecento.