Il drappellone o Palio
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Il drappellone o Palio, chiamato dai senesi il “cencio”, consiste in un dipinto originale su stoffa (seta) ed ha una dimensione particolare: quella di un rettangolo allungato, che rappresenta il trofeo da consegnare alla Contrada vincitrice delle due corse del 2 luglio e del 16 agosto.
Il suo valore è unico, perché testimonia u particolare periodo storico della città di Siena; ogni Palio riporta i simboli dei vari governi che l’hanno amministrata: dallo stemma del granducato di Lorena a quello dei Granduchi di Toscana, da quello sabaudo al Regno d’Italia, dall’epoca fascista alla Repubblica.
L’iter che un artista deve seguire nella realizzazione del Palio è rigidissimo, perché si deve rispettare una precisa iconografia che prevede alcuni simboli sacri, in quanto il Palio di luglio è dedicato alla Madonna di Provenzano (e viene dipinto da un pittore senese) e quello di agosto all’Assunta (e viene dipinto da un pittore non senese).
I più grandi artisti del dopoguerra italiani e internazionali hanno firmato i drappelloni ancora oggi conservati nei musei di ogni Contrada, tra questi ricordiamo:
per la Contrada dell’Aquila le opere di Gianni Dova, e Bruno Cassinari;
per la Contrada della Chiocciola le opere di Aligi Sassu e Arturo Carmassi;
per la Contrada del Drago le opere di Gérard Fromanger e Ruggero Savinio;
per la Contrada della Giraffa le opere di Renato Guttuso, Renzo Vespignani;
per la Contrada dell’Oca l’opera di Jean-Michel Folon;
per la Contrada dell’Onda le opere di Corrado Cagli e Leonardo Cremonini;
per la Contrada della Pantera le opere di Alberto Sughi, Ennio Calabria e Leo Lionni;
per la Contrada della Selva le opere di Mino Maccari, Ugo Attardi e Bruno Saetti;
per la Contrada di Valdimontone l’opera di Salvatore Fiume;